Molto spesso in prima seduta, i genitori restano stupiti nel venire a sapere che si lavorerà con loro senza necessità di vedere il bambino e che questo è un elemento chiave della terapia: è fondamentale infatti non sottovalutare l’impatto emotivo che un bambino potrebbe avere quando si trova nello studio dello psicologo o psicoterapeuta, sentendosi diverso già per il solo fatto che è in cura da uno specialista. Non venendo fisicamente in terapia gli si eviterà di sentirsi problematico, non verrà sottoposto alle domande spesso incalzanti dello specialista e il cambiamento sperato avverrà quindi esclusivamente attraverso i nuovi comportamenti dei genitori nei suoi confronti. La rapidità con la quale si osservano i primi cambiamenti è spesso sorprendente, e questo è possibile proprio perché i bambini possiedono tutte le potenzialità per cambiare anche velocemente; se i genitori infatti riescono a seguire le prescrizioni assumendo l’importante ruolo di co-terapeuti o “terapeuti in casa”, si ottengono in breve tempo risultati importanti. Sono proprio i genitori, in quanto migliori conoscitori, che, se adeguatamente guidati, si trasformano nei migliori terapeuti per i loro figli.
Nell’età infantile l’intervento previsto non si snoda solo nella direzione della cura di eventuali disturbi già conclamati, ma anche in un’ottica di prevenzione attraverso l’intervento indiretto, che utilizza i genitori come primi e principali artefici e protagonisti del cambiamento. L’obiettivo è quello di rendere i genitori dei punti di riferimento affidabili in quanto autorevoli per il bambino e modelli di vita, il tutto grazie all’applicazione di una serie di stratagemmi atti ad abbassare le resistenze e di riorientare gli equilibri di tutto il sistema
L’INTERVENTO INDIRETTO CON IL BAMBINO PROBLEMATICO: LAVORARE SUL SISTEMA
